Primo piano su.... la gardenia

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Ogni anno, nel mese di marzo, l'aism (associazione italiama sclerosi multipla) mette in vendita nelle piazze d'Italia gardenie. Il ricavato della vendita viene destinato alla lotta contro questa terribile malattia. COllegatevi con il sito dell'aism per avere ulteriori informazioni sulle date e i luoghi che ospiteranno questa manifestazione. Il sito dell'aism

Apprezzata da Gabriele D’Annunzio, Coco Chanel, Nat King Cole, Billie Holiday e Tamara de Lempicka, simbolo di eleganza e raffinatezza per schiere di eleganti gentiluomini e nobildonne dell’Ottocento e dei primi del Novecento, ecco la storia del nuovo fiore simbolo della solidarietà femminile, contro la sclerosi multipla.

Di gran moda nell’Ottocento, le gardenie venivano offerte dagli spasimanti alla propria donna del cuore, la quale le appendeva sull’abito in occasione delle serate mondane o per recarsi a teatro.

Profumatissima e simbolo di grazia la gardenia, che oggi entra nelle nostre case come pianta in vaso, per tutta la prima metà del Novecento ha rappresentato l’immagine di uno stile di vita raffinato: all’occhiello dei gentiluomini, nei giardini di ville nobiliari o fra i capelli delle donne più eleganti.

 

Il papà della gardenia? Il naturalista Alexander Garden

Ma forse non tutti sanno l’origine di questo fiore: le prime notizie della gardenia in Europa si hanno a metà Settecento, con l’importazione delle piante omonime dall’India Orientale, dal Giappone e dalla Cina. Il nome del fiore “gardenia jasminoides” (per via del profumo simile a quello del gelsomino) deriva dal naturalista Alexander Garden. Oggi la gardenia è inserita nella famiglia delle Rubiaceae, con più di 250 specie arbustive o arboree, sempreverdi o semisempreverdi, molte delle quali appannaggio dei climi tropicali. La specie oggi più ampiamente coltivata è la Gardenia augusta.

anni Venti: il fiore finisce nell’occhiello dell’abito di dandy e artisti

Fiore status symbol di raffinatezza e charme, la gardenia raggiunse il suo apice di notorietà fra il 1920 e il 1930, quando divenne il corsage (fiore all’occhiello dell’abito maschile) preferito da intellettuali e scrittori come Gabriele D’Annunzio, dandy, aristocratici e artisti. Pensate che gli inglesi, per tenere il fiore reciso fresco e bianco il più a lungo possibile, inventarono una fialetta di vetro da riempire d’acqua e fissare alla giacca!

Ma la storia della gardenia ha vissuto momenti di gloria anche per merito di artisti di grido (come l’esuberante Tamara de Lempicka, che spesso la dipingeva nei suoi quadri ad ornamento delle figure femminili immortalate sulla tela) e note star dello spettacolo come il cantante-mito del jazz, Nat King Cole, che rese famosa la canzone “Blue Gardenia” o Billie Holiday, che per la gioia dei fan usava esibirsi spesso con alcune candide gardenie nei suoi capelli corvini. Del resto anche il nostro Domenico Modugno, con la canzone “Vecchio frac” (1956) ha reso un indimenticabile omaggio a questo romantico fiore.

Un profumo che ha conquistato Coco Chanel…

Il profumo delle gardenie ha ispirato le fragranze di grandi case cosmetiche del calibro di Coco Chanel e Annick Goutal, e ancora oggi sono molte le creatrici di bijoux alla moda (pensiamo a Gabriella Rivalta) che per le loro creazioni (collane, bracciali, orecchini) si ispirano alla gardenia.

Non c’è che dire: il fiore della Belle Epoque per eccellenza è entrato a pieno titolo nella storia del glamour e oggi i flower designers più all’avanguardia, come Vladimir Paveglio, ad esempio, riscoprono la gardenia anche per creazioni ornamentali da appartamento all’insegna dell’originalità, abbinando questo fiore -  ad esempio - a ortaggi di vario tipo (dal cavolfiore agli asparagi).

A sorpresa, scopriamo che l’Italia ha un ruolo importante nella produzione delle gardenie, specialmente per ciò che concerne le regioni del Centro e le Isole; anzi: stiamo diventando grandi esportatori di questo fiore. Basti pensare che il 30% della nostra produzione va in Germania, Olanda, Francia, Gran Bretagna, Austria e Svizzera.

 

 

 

 

 

Fonte: Documentazione fornita dall'AISM

 

 

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