Apprezzata da Gabriele
D’Annunzio, Coco Chanel, Nat King Cole, Billie Holiday e Tamara de
Lempicka, simbolo di eleganza e raffinatezza per schiere di
eleganti gentiluomini e nobildonne dell’Ottocento e dei primi del
Novecento, ecco la storia del nuovo fiore simbolo della
solidarietà femminile, contro la sclerosi multipla.
Di gran moda nell’Ottocento, le
gardenie venivano offerte dagli spasimanti alla propria donna del
cuore, la quale le appendeva sull’abito in occasione delle serate
mondane o per recarsi a teatro.
Profumatissima e simbolo di
grazia la gardenia, che oggi entra nelle nostre case come pianta
in vaso, per tutta la prima metà del Novecento ha rappresentato
l’immagine di uno stile di vita raffinato: all’occhiello dei
gentiluomini, nei giardini di ville nobiliari o fra i capelli
delle donne più eleganti.
Il papà della gardenia? Il
naturalista Alexander Garden
Ma forse non tutti sanno
l’origine di questo fiore: le prime notizie della gardenia in
Europa si hanno a metà Settecento, con l’importazione delle piante
omonime dall’India Orientale, dal Giappone e dalla Cina. Il nome
del fiore “gardenia jasminoides” (per via del profumo
simile a quello del gelsomino) deriva dal naturalista Alexander
Garden. Oggi la gardenia è inserita nella famiglia delle
Rubiaceae, con più di 250 specie arbustive o arboree,
sempreverdi o semisempreverdi, molte delle quali appannaggio dei
climi tropicali. La specie oggi più ampiamente coltivata è la
Gardenia augusta.
anni Venti: il fiore finisce
nell’occhiello dell’abito di dandy e artisti
Fiore status symbol di
raffinatezza e charme, la gardenia raggiunse il suo apice di
notorietà fra il 1920 e il 1930, quando divenne il corsage
(fiore all’occhiello dell’abito maschile) preferito da intellettuali
e scrittori come Gabriele D’Annunzio, dandy, aristocratici e
artisti. Pensate che gli inglesi, per tenere il fiore reciso fresco
e bianco il più a lungo possibile, inventarono una fialetta di vetro
da riempire d’acqua e fissare alla giacca!
Ma la storia della gardenia ha
vissuto momenti di gloria anche per merito di artisti di grido (come
l’esuberante Tamara de Lempicka, che spesso la dipingeva nei
suoi quadri ad ornamento delle figure femminili immortalate sulla
tela) e note star dello spettacolo come il cantante-mito del jazz,
Nat King Cole, che rese famosa la canzone “Blue Gardenia” o
Billie Holiday, che per la gioia dei fan usava esibirsi
spesso con alcune candide gardenie nei suoi capelli corvini. Del
resto anche il nostro Domenico Modugno, con la canzone
“Vecchio frac” (1956) ha reso un indimenticabile omaggio a questo
romantico fiore.
Un profumo che ha conquistato
Coco Chanel…
Il profumo delle gardenie ha
ispirato le fragranze di grandi case cosmetiche del calibro di
Coco Chanel e Annick Goutal, e ancora oggi sono molte le
creatrici di bijoux alla moda (pensiamo a Gabriella Rivalta)
che per le loro creazioni (collane, bracciali, orecchini) si
ispirano alla gardenia.
Non c’è che dire: il fiore della
Belle Epoque per eccellenza è entrato a pieno titolo nella storia
del glamour e oggi i flower designers più all’avanguardia,
come Vladimir Paveglio, ad esempio, riscoprono la gardenia
anche per creazioni ornamentali da appartamento all’insegna
dell’originalità, abbinando questo fiore - ad esempio - a ortaggi
di vario tipo (dal cavolfiore agli asparagi).
A sorpresa, scopriamo che
l’Italia ha un ruolo importante nella produzione delle gardenie,
specialmente per ciò che concerne le regioni del Centro e le Isole;
anzi: stiamo diventando grandi esportatori di questo fiore. Basti
pensare che il 30% della nostra produzione va in Germania, Olanda,
Francia, Gran Bretagna, Austria e Svizzera.
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